Qualcosa si era smosso, come lo spostamento impercettibile del macigno davanti alla grotta. Filtrava una scheggia di luce. Era solo una scheggia, quanti sforzi per spostarlo del tutto e ci sarei riuscito o sarebbe stato sempre lì davanti a impedirmi di toccare quella luce?


Il primo passo verso l’accettazione è il dialogo; soltanto riconoscendosi è possibile dapprima comprendersi per poi essere compresi. Alessandro Corea torna in libreria dopo Inconfutabili prove dell’esistenza di Babbo Natale (di cui potete leggere la mia recensione cliccando qui), sempre sotto l’egida de La Torre dei Venti, con Panico. Racconto di un viaggio terapeutico, un racconto lungo che affronta – come si può facilmente intuire dal titolo – la tematica delicata e sempre più attuale degli attacchi di panico. Chi ne ha sperimentato in prima persona la morsa inenarrabile, chi ne è stato vittima, chi ha affrontato – o sta affrontando – un percorso terapeutico per trovare pace, stabilità e quiete potrà comprendere alla perfezione quanto difficile debba essere stato aprirsi e confrontarsi con le parole, nel tentativo di affidare a uno scritto immutabile la costruzione di una guarigione.


Come sognavo prima?
Ne ero sicuro, io sognavo a colori e perché non li vedevo più?


Riassumere un testo come Panico non avrebbe senso e farebbe perdere al potenziale lettore l’interesse per l’autonoma scoperta del viaggio terapeutico di Alessandro Corea e di Pietro, il protagonista della narrazione. Quello che assume valore, ciò che merita di essere segnalato all’interno di una recensione particolare come questa è, piuttosto, l’accumulo delle necessità: la necessità di sospendere il giudizio, la necessità di interrompere lo stigma, la necessità di concedersi il giusto tempo – e il giusto spazio – per interiorizzare il coraggio di chiedere aiuto; la necessità di essere accolti, la necessità di trovare e ottenere ascolto, la necessità di rimanere in silenzio, talvolta; la necessità di una normalizzazione, la necessità di comprendere che il desiderio – e, insieme, il fine ultimo – più splendente devono necessariamente essere il benessere e l’equilibrio (poco importa se il percorso verrà compreso da tutti; ciò che deve interessare è l’esito del viaggio).


Pensavo a quel maledetto dio Pan. Nelle mie ricerche su Google ero incappato in lui. Non viveva sull’Olimpo, era un dio terrestre, pascolava greggi e allevava api. Mezzo uomo e mezzo animale era spaventoso, cambiava aspetto e si travestiva per sorprendere le ninfe, le sue vittime preferite. Arrivava all’improvviso e all’improvviso se ne andava, lasciando dietro di sé ansia e il timore che comparisse di nuovo per un altro spavento. Come il mio attacco di panico.


Alessandro Corea crea un microcosmo di immagini, per aiutarsi a raccontare e descrivere il rapporto dei suoi personaggi con gli attacchi di panico, con l’ansia, con i corto circuiti. Dalla personificazione del malessere nel divino Pan(ico), all’utilizzo di rimandi espliciti alla sua opera prima – Inconfutabili prove dell’esistenza di Babbo Natale, per l’appunto – che rendono la scrittura dell’autore un flusso unico e riconoscibile, soprattutto da coloro che hanno già affrontato, in passato, un suo testo.

A chiudere il volume si trova un contributo a cura della psicoterapeuta Monica Mortarotti che, facendo sua la voce della psicoterapeuta Marina della narrazione, con parole semplici ed efficaci ci regala una breve lectio in merito ai D.A.P. – Disturbo da Attacchi di Panico.


Lo sapevo benissimo che la zattera a cui mi aggrappavo l’avrei persa e mi sarei ritrovato di nuovo a lottare tra le onde, ma una cosa è pensarla, un’altra è la realtà.

 

Dati tecnici:

Titolo: Panico
Sottotitolo: Racconto di un viaggio terapeutico
Autore: Alessandro Corea
Editore: La Torre dei Venti
Collana: Borea
Pagine: 91
ISBN: 9791280053275