Preservatemi, però, dalla schiavitù di vivere in grande stile. Non sono stata educata a questo e solo l’abitudine potrebbe far sì che tali legami siano leggeri e naturali.

Rivisitare, completare, interpretare un romanzo incompiuto di un autore classico è un’operazione letteraria nella quale ci si può imbattere senza troppe difficoltà, specialmente se si fa riferimento alla letteratura attuale (in tal senso, le cosiddette fan fiction hanno dato origine a molteplici esempi); assai meno comune è che tale operazione venga posta in essere da un contemporaneo – o quasi – dell’autore che ha dato origine al testo incompiuto. Ma ecco che la Vintage Editore, dopo averci fatto appassionare alle Variazioni dei romanzi austeniani, ci presenta la possibilità di immergerci nella rielaborazione de I Watson, uno dei più noti lavori incompiuti dell’immensa Jane Austen. Cos’ha di così particolare (e speciale, mi sentirei di aggiungere) La sorella minore, recentemente pubblicato nella collana Old Vintage? Semplice: Catherine Anne Austen Hubback, l’autrice del romanzo, era nientemeno che la nipote della cara zia Jane.

I Watson è un testo davvero interessante e promettente, sebbene solamente sessantotto pagine manoscritte siano state completate da Jane Austen durante questa sua impresa letteraria degli anni di Bath. L’interruzione di questo testo porta con sé numerosi elementi su cui è possibile speculare: la narrazione comincia a prendere vita nel 1804, quando la famiglia Austen si trovava – per l’appunto – a Bath (luogo che la scrittrice, come è ben noto, non ha mai potuto sopportare) e mentre, di lì a poco, si stavano per susseguire una serie notevole di fatti spiacevoli; in primo luogo, la morte del reverendo Austen, padre di Jane. Tra le pagine di quello che sarebbe potuto certamente essere un altro capolavoro della letteratura inglese si scorgono facilmente moltissimi elementi che verranno in seguito ripresi dalla scrittrice nelle sue opere del periodo di Chawton (i cosiddetti “Chawton novels”, ossia Mansfield Park, Emma e Persuasione); la posizione centrale de I Watson, infatti, e la sua condizione di opera incompiuta ed abbandonata gli permette di essere il “ponte di collegamento” tra i primi grandi romanzi austeniani e le opere della maturità letteraria della Austen.

La sorella minore, proprio perché opera di una diretta familiare dell’autrice (la quale, grazie ai racconti e alle anticipazioni della zia poteva avvalersi di informazioni preziosissime circa lo sviluppo della trama interrotta) assume il valore di testimonianza e si trasforma in una sorta di eredità austeniana, presentandoci una versione – certamente personalizzata – di come le vicende della famiglia Watson sarebbero dovute – e potute – andare se solo la penna da cui ebbero inizialmente origine non avesse incontrato scogli o impervie salite.

Non mi interessa l’ammirazione se non c’è il rispetto.

Per coloro che già conoscono l’incipit originale de I Watson, l’approccio con le prime pagine, lo stile di scrittura e la caratterizzazione dei personaggi de La sorella minore potrebbe creare qualche iniziale scoglio: la natura della rivisitazione di Catherine Hubback, infatti, non è quella (calcata, ad esempio, da alcune penne successive, anche nostre contemporanee) della prosecuzione del manoscritto austeniano, bensì la vera e propria riscrittura integrale di tutto il testo abbandonato, a cui farà seguito uno sviluppo inedito. Risulta scontato che, quantomeno per i primi capitoli, nella testa di chi tiene a modello il frammento di Jane Austen riecheggino due voci: quella austeniana e quella della nipote. Due voci che sembrano ricercare, come danzatori impegnati in un ballo intenso, una direzione univoca, il giusto modo di suonare all’unisono. Impresa, questa, che Catherine Hubback sceglie di affrontare nella maniera più intelligente. Invece che tentare di “scimmiottare” vanamente lo stile letterario caratteristico della zia, ella si appropria di personaggi, caratteri e luoghi ma ce li presenta con uno guizzo del tutto personale – uno mood davvero distante da quello che troviamo nelle pagine manoscritte de I Watson. La stessa dilatazione temporale e l’avvicendarsi di eventi inevitabili per lo svolgimento del plot narrativo si differenziano notevolmente dal testo autografo, caratterizzandosi per originalità e immaginazione. In tal senso La sorella minore ottiene, quindi, una propria valenza letteraria autonoma da quella de I Watson, pur rimanendo in connessione con quelle pagine.

La penna di Catherine Hubback è davvero distante da quella di Jane Austen: se vi aspettate l’ironia, il guizzo e la profonda intelligenza dei romanzi austeniani, sappiate che ne troverete solo una minima parte (ma, d’altronde, di Jane Austen ce n’è una sola!). La sorella minore è un testo godibile, che permette agli appassionati, ai nostalgici e – perché no? – anche ai curiosi di concedersi il piacere di scoprire una variante autorevole delle intenzioni iniziali, dei progetti cartacei e di fantasia, dei risvolti di una trama che il Destino, gli eventi e l’ispirazione avevano deciso di seppellire prematuramente.

La Vintage Editore ha scelto, coraggiosamente e romanticamente, di rispettare la tripartizione de La sorella minore (tipica dell’epoca, infatti, era la divisione dei romanzi in più volumi singoli – e, sovente, questi volumi erano proprio tre): l’editore stesso, in una nota al romanzo, giustifica con parole commoventi questa decisione: credo sia bello tornare ad apprezzare l’attesa, proprio quando siamo sempre più abituati al “tutto e subito”. Quindi appuntamento al prossimo volume, se vi farà piacere.

E, di questo sono certo, farà davvero piacere a molti.

«Non ho mai conosciuto nessuno che non professasse di odiare l’adulazione».
«È
 molto probabile, ma io mi spingo oltre. Io detesto l’adulatore».
«E su quale base vi misurate per formulare una corretta decisione? Il metro di giudizio del vostro merito è così accuratamente stabilito che potete percepire immediatamente la verità dall’adulazione, appropriandovi di un complimento per quanto lo meritiate e rifiutando il resto?».
«Penso, Mr Howard, di essere più incline a decidere il valore dei complimenti dal carattere di chi li fa, piuttosto che dal mio».

 

Dati tecnici:

Titolo: La sorella minore (vol. I)
Titolo originale: The Younger Sister (vol. I)
Autore: Catherine Hubback
Traduttore: Maria Elena Salvatore
Editore: Vintage Editore
Anno edizione: 2021
Pagine: 254 p., Brossura
ISBN: 9788894521283