“Essere donne”.

“Essere donne” è sempre stato un esercizio di stile portato avanti dalle donne stesse.
Donna come Musa, donna come madre; donna come regina, donna come peccatrice; donna come vittima, donna come strega; donna come forza, donna come consapevolezza. Ogni perla dorata di una mimosa porta con sé il profumo di una donna diversa, una sfaccettatura sempre iridescente, il gesto di una penna che si tinge d’inchiostro per costruire un mondo.

L’anima possiede un proprio battito. Nella storia, nel corso dello sconvolgimento degli eventi, il battito delle donne è parso, spesso, un lieve bussare alla porta, il sussurro nelle orecchie di un sordo, il lento e cadenzato cadere di una goccia sulla strada… subito svanita, subito vapore, subito silenzio.
Il silenzio non è mai tale. Il silenzio è la convinzione dell’annullamento di ogni brusio. Ma le grida, le accuse, le condanne sono lamenti con una forza più duratura di quella di un silenzio imposto.

Il mutismo si può spezzare: è una bolla pronta a esplodere per rabbia, con forza, copo una sincera presa di posizione.

Inno alle donne 6

Pubblicato da Istituto Ettore Majorana Seriate su giovedì 26 marzo 2015

2015.

La nostra è un’era contraddittoria, densa di contrasti, per certi versi può anche apparire relativamente scomoda. “Essere donna”, oggi, è un insieme di sfaccettature, la somma di sguardi, la scelta di riconoscersi e rispettarsi. Donna come carriera, donna come realizzazione; donna come madre, donna come amante; donna come dirigente, donna come collega; donna come nubile, donna come concreta felicità.

Viviamo in un momento pervaso da scelte, colmo di angoli ai quali è possibile svoltare, in un multiforme labirinto di prospettive che dipendono anche dalla volontà femminile, dalle voci di donne, dai loro passi, dalle scalate, dai successi. Raccontiamo storie di donne che, con coraggio, scelgono di partire per un viaggio lungo, in direzione dello spazio; donne che trionfano sul campo, onorando il proprio paese, rendendolo fiero, grazie a riconoscimenti dorati, di bronzo e d’argento. Ci sono donne che vivono della propria arte, che incantano i pubblici con le loro acrobazie, riempiono gli stadi con le loro voci – sfumature dell’anima.

Donne che amano uomini, donne che amano donne, donne che amano loro stesse, che lottano per il diritto di quell’amore e lo vivono, con tutta l’inevitabile concretezza della propria forza. Sono così, dolcemente complicate, ma il mondo le troverà, ancora una volta e se lo vorranno, pronte a dire un altro “sì!”.

1970.

Siamo dietro l’angolo rispetto al nostro tempo, a un battito di ciglia dalle posizioni che, ad oggi, le donne sono riuscite a conquistarsi.
Manifesti, immagini e rivolte popolano le strade, gli edifici, le menti. Nell’aria, l’eco delle libertà negate, il suono delle voci taciute, l’aspettativa di una speranza concreta dal retrogusto rosato.

Donna come diritto, donna come giustizia; donna come lotta, donna come vittoria; donna come ostacolo superato, donna come volontà.

La via torna a popolarsi delle visioni femminili, ricomincia ad assumere una lieve parvenza di luce; è come guardare l’alba: la donna porterà il sole a splendere definitivamente su un’era di realtà inedita, dalla direzione definita.

1941.

«Sarei capace di scommettere che Anonimo, il quale scrisse tante poesie senza firmarle, spesso era una donna».

Le voci delle donne sono state celate da molti rumori di contrasto, da viziosi padroni, da obblighi secolari. Le voci delle donne vogliono uscire dai loro rifugi di malattia, dalle oppressioni delle violenze, dal silenzio impositivo delle consuetudini. Una di queste voci affida la propria essenza all’acqua: il fiume Ouse accoglierà il suo corpo e la pesantezza delle sue tasche colme di sassi.

Donna come moglie, donna come amore; donna come complice, donna come riflessione; donna come rifugio, donna come identità; donna come artista, donna come scrittrice; donna come stanza, donna come Adeline. Donna come Adeline Virginia Woolf.

Nella regione inglese del Sussex, un’intellettuale, una femminista compone, nella sua dimora di Rodmell, non solo romanzi, ma un vero e proprio manifesto. Le donne cominciano ad avvertire la necessità di crearsi uno spazio, di ritagliarsi un angolo per l’anima, per riscoprire il loro percorso, ricostruire una storia: la loro storia. Dalla letteratura si ricostruisce la storia della donna ed ella comprende di necessitare di una stanza tutta per sé.

1330.

Fuori è buio. Il freddo imperversa sulle curve che gli abiti cercano di nascondere. Valorizzarle sarebbe un peccato; un’ingiustizia ignobile, una necessaria regola a cui annuire silenziosamente. Profumo di erbe nella notte, essenze di mistero introno al fuoco, gatti neri e magici paioli dai contenuti che odorano d’ignoto. Figure scure come un’ombra, abiti di buio che, sinuosi, danzano col vento, richiamando sussurri d’inconsapevole provenienza. Sussurri che spaventano, note che incantano, potenze che sibilano e riempiono d’echi l’aria.

Donna come pentacolo, donna come tenebra; donna come ossessione, donna come Demonio; donna come maleficio, donna come erborista; donne come veleno, donna come diversità; donna come anonimia, donna come sale; donna come cenere, donna come fiamme.

Il buio s’illumina a sprazzi, tingendosi di scarlatto e di fumo, un tramonto fuori orario che non ha nulla di romantico. Bruciate come verranno bruciati – secoli dopo – i libri, perché considerati entrambi pericolosi, scomodi, forse superflui.
Le grida, il dolore, l’ingiustizia colmano l’aria invidiosa e ignorante di echi spezzati, di anime torturate, di barbariche accuse insensate e sporche d’odio.

753 a.C.

La prima grande metropoli dell’umanità sorge lungo il fiume Tevere – acqua che dona la vita. Epoca di imperatori, di guerrieri, di commercianti; epoca mascolina, quella romana, dove i gladiatori misurano la propria forza affrontando furie ed esibendo la propria virilità.

Le donne restano dentro i confini delle abitazioni, amministrano la casa e intessono relazioni amicali al pari del loro sesso. Di questo gli uomini erano convinti.

Donna come fiducia, donna come controllo; donna come furbizia, donna come sottomissione; donna come casa, donna come Domina; donna come incesto, donna come consigliera.

C’è chi dice che dietro a ogni grande uomo c’è sempre stata una grande donna che l’ha guidato, sorretto, fatto giungere a posizioni stabilite a priori – obiettivi dal riflesso di occhi femminili. Donne presenti nella vita dei loro uomini, come sirene incantatrici sugli scogli colmi di scelte, li manovrano col loro magico canto, irresistibile e ottenebrante. Una storia contorta e, a tratti, misteriosa quella dell’antica Roma, fatta di leggende e segreti protetti; talvolta, anche di segreti che non sono più tali, come quello dell’amore tra Costantino e la donna che venerò, celebrò e guidò più devotamente il proprio Imperatore: Elena, l’amante di Costantino. Elena, la madre di Costantino.

8000 a. C.

Le cucciolate delle fiere reclamano del cibo dai loro genitori pelosi che avanzano a quattro zampe; sono affamati e le loro sillabe incomprensibili riempiono il vuoto di lamenti apparentemente privi di senso. Non capiscono perché il cibo stia tardando, in che direzione voltare i loro sguardi smarriti.

Poco più in là, un uomo seminudo, coperto da qualche grezzo frammento di pelle dall’odore pessimo, trascina dietro di sé una carcassa immobile, offrendo in memoria dell’animale una scia color rubino di sangue denso. L’uomo procede in direzione della caverna, dove lo stanno aspettando una donna e un terzetto di bambini – ancora troppo giovani per la caccia. Egli varcherà la soglia di casa con aria trionfante, la preda muta sulle spalle, il volto sporco e irriconoscibile; varcherà la soglia convinto della propria potenza.
Al di qua della soglia, la donna glielo farà credere.

Donna come focolare, donna come calore; donna come furbizia, donna come silenzio; donna come complicità, donna come latte materno; donna come famiglia, donna come attesa.

PRIMA DELL’ERA DEGLI UOMINI. MONTE OLIMPO, IN UN TEMPO SENZA TEMPO.

L’alta montagna svaniva tra le nuvole cariche di rabbia e fulmini. L’annuncio della tempesta riempie l’aria e la consapevolezza dell’umanità: il creato è al servizio di volontà invisibili. Zeus, il più potente tra gli dei, ingeriva una delle sue amanti – Metide – dando inconsapevolmente vita a una figlia; dalla testa di Zeus germoglierà la Giustizia. La Giustizia sarà donna e porterà il nome di Athena.

Donna come figlia, donna come desiderio; donna come divinità, donna come idea; donna come saggezza, donna come civetta; donna come nobiltà, donna come rispetto; donna come difesa, donna come giustizia.

PRIMA DEL NULLA. ALTROVE, IN UNO SPAZIO SENZA SPAZIO.

Ci sono domande alle quali trovare una risposta sembra la degna impresa di un poema epico, il giusto fine irraggiungibile e prezioso. È nato prima l’uomo o la donna che l’ha generato? Da dove è partito il miracolo della vita?

La risposta sta in quella sconvolgente contorsione di luce e scintille, in quella grande esplosione, in quel big-bang umano dal riflesso delicato e femminile.

Donna come origine, donna come arké; donna come luce, donna come pagina da riempire; donna come fantasia, donna come soluzione; donna come speranza, donna come meta; donna come racconto, donna come vita.

L’essere umano è schiavo di un ritmo costante, della pulsazione del mondo che non si ferma mai.

Pulsazione. Il primo bisbiglio. Pulsazione.