Superstizioni, alchimia e malinconia abitano visceralmente le pagine di “Le api”, romanzo che ha ottenuto il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura nel 2013, seconda opera letteraria dell’estone Meelis Friedenthal. Di ambientazione squisitamente seicentesca, il romanzo porta con sé tutte le credenze dell’epoca relative a quella che tutti conosciamo come la teoria degli umori, secondo la quale i corpi degli esseri umani sono intrisi di quattro fluidi, che regolano il temperamento e le possibili malattie di ciascuno: la flemma, la bile gialla, il sangue e la bile nera.

Ed è proprio quest’ultima a risultare eccessivamente presente all’interno dell’organismo del protagonista, lo studente Laurentius, giunto nella cittadina di Tartu per completare la propria istruzione universitaria in campo medico.
“Le api” racconta le vicende della prima settimana di permanenza a Tartu del giovane, dal suo arrivo umido e quasi drammatico. Con sé, Laurentius porta una spiacevole sensazione, una pesantezza persistente, una malinconia caratterizzante e indelebile. Tra salassi e rimedi medici oggigiorno alquanto discutibili, l’autore ci presenta il quadro di un’epoca, i suoi pensieri, il suo filosofeggiare sospeso tra tradizione e credenze, innovazioni che si annidano silenziose nelle menti dei più illuminati e domande che sembrano restare senza risposte.
E le api? Cosa hanno a che fare con tutto questo le api?

Le api, nel romanzo di Friedenthal, sono metafora dell’anima. Come gli insetti escono ed entrano continuamente dall’alveare, per alimentare la loro regina, ecco che l’anima entra ed esce con altrettanta costanza dal corpo degli esseri umani, per ritemprarli ogni volta, arricchirli, ispirarli.
La cura dell’anima – ed ecco il messaggio di questo, affascinante quanto criptico, romanzo – è indispensabile all’evoluzione positiva della vita umana, poiché un corpo senza un’anima luminosa è destinato alla nera depressione (la malinconia di cui è affetto Laurentius), proprio come un alveare senza api è tristemente destinato alla morte.

Pubblicato il 4 marzo 2016 su inkbooks