“Faccia a Faccia con l’autore”, Filippo Semplici intervista Matteo Zanini

Ospite di Faccia a faccia con l’autore, questa settimana è Matteo Zanini.

L’ho intervistato per saperne di più su di lui, le sue passioni, i suoi libri.

Andiamo a conoscerlo meglio.

Ciao Matteo, è un piacere averti qui. Inizia parlandomi un po’ di te.

Ciao a tutti!
Sono Matteo Zanini, classe 1990, nato sotto il segno dei Pesci e la protezione di Nettuno. Se sto rispondendo a queste domande è perché porto con me, ogni giorno, un grande sogno: quello di poter emozionare con le mie parole.

La scrittura, per ora, non è la mia sola attività: lavoro come segretario in una Clinica Veterinaria e come copywriter per eventi e spettacoli. Sono laureato in Lettere e Comunicazione, amo la letteratura classica inglese, e coltivo la passione per la cucina.
Se dovessi scegliere una citazione che mi descriva, opterei per: “Non so cosa significhi amare la gente a metà. I miei affetti sono sempre eccessivi”, tratta da ‘L’Abbazia di Northanger’ di Jane Austen.

Bene, direi che l’intervista è conclusa, hai già detto tutto! Scherzo. Non resta che parlare dei tuoi libri. O delle tue ricette?

Preferisco i libri!

Sono come figli, per me, e amo immensamente ognuno di loro.
Ho avuto la fortuna, fino ad oggi, di assistere a tre parti letterari:

“La notte delle Fate”, che porta con sé una storia che non dimenticherò mai; nata come raccolta di racconti, è stata la mia prima pubblicazione. Legherò sempre le sue pagine alla gioia della lettera che arrivò dalla casa editrice, con la mia prima proposta editoriale. A causa del fallimento dell’editore, avvenuto due anni dopo, “La notte delle Fate” ha subito un prematuro abbandono delle scene, alle quali si è riaffacciata a inizio 2016 per mezzo di un’autopubblicazione.
“Irraggiungibile” e “Aggrappati a un sogno” sono, invece, i miei due primi romanzi, ambientati nell’Inghilterra ottocentesca che tanto amo; sempre a seguito di sfavorevoli vicende editoriali, “Aggrappati a un sogno” è ora fuori catalogo, ma sto lavorando per garantirgli un nuovo, luminoso futuro.
Attualmente alcuni editori stanno valutando altri due lavori: una nuova antologia, e un romanzo inedito, che spero abbiano la possibilità di spalancare le proprie ali.

Quindi la sventura ti ha messo un po’ di bastoni tra le ruote, ma tu fai bene ad andare avanti. A cosa ti sei ispirato, per i tuoi libri?

Ci sono tre principali ispirazioni che alimentano la mia scrittura.

In primis i grandi autori, soprattutto autrici classiche della letteratura inglese; le loro parole hanno sempre fatto parte dei miei giorni. Leggo sin da piccolo, e considero la letteratura un grande sogno, e un viaggio da scoprire a ogni giro di pagina.

In secondo luogo, senza dubbio, la fantasia: grande amica, senza la quale non esisterebbero le storie, non solo le mie.

Infine, ci sono situazioni, vicende, emozioni e pensieri che fanno parte del quotidiano, ed entrano inevitabilmente a far parte di ciò che racconto.

Ti sei lasciato ispirare da fatti o episodi particolari, che ti hanno colpito?

Come accennavo, la quotidianità non può scindersi dalla produzione letteraria: che si tratti di un racconto, o un romanzo, esistono tematiche e esperienze che penetrano nella trama delle storie, fondendosi con loro.

“Irraggiungibile”, ad esempio, è un romanzo scritto sotto forma di diario, e dedicato all’amore non corrisposto. Chi non ha mai provato questo sentimento?

“Aggrappati a un sogno” invece, rientra nel cosiddetto romanzo di formazione, e racconta le vicende di quattro sorelle alla ricerca della propria realizzazione, e di una libertà che possa donare loro felicità e stabilità; sebbene sia ambientato in un’immaginaria Inghilterra di metà Ottocento, credo possa rispecchiare le condizioni attuali di molti millennials.

La scelta dei titoli a cosa è dovuta? 

“La notte delle Fate” non è solo il titolo dell’antologia, ma il pretesto per introdurre i dieci racconti che compongono la raccolta. Si narra, nel prologo, che ogni anno le fate di tutto il mondo si riuniscano in un luogo sempre diverso, per celebrare la ‘festa del racconto’, durante la quale il popolo fatato racconta e ascolta storie provenienti dai diversi angoli della Terra.
“Irraggiungibile”, vista la tematica e la dedica del romanzo, mi sembrava il nome perfetto per questa storia; ho scelto titolo e trama nello stesso momento, cosa che non mi è più ricapitata, almeno fino ad oggi.
“Aggrappati a un sogno”, infine, è un augurio: quello di non abbandonare mai le proprie direzioni, di non staccare mai le mani da quel filo che ci lega al mondo onirico, di non perdere la speranza, anche quando la concretezza tenta di prendere il sopravvento sulla vita.

Perfettamente in sintonia con i miei pensieri, direi. Per scrivere i tuoi libri hai avuto bisogno di approfondimenti particolari?

Direi che questo è avvenuto per i due romanzi.

La loro ambientazione, lontana dall’epoca contemporanea, mi ha necessariamente spinto a documentarmi per l’ideazione e la stesura di alcuni passaggi. Essendo un divoratore degli splendidi romanzi di Jane Austen, delle sorelle Brontë, etc… devo ammettere che il tutto si è rivelato agevole e molto interessante.

Per i personaggi ti sei ispirato a qualcuno di reale?

Per quanto riguarda le favole de “La notte delle Fate” mi sento tranquillamente di dire che si tratta di personaggi generati dalla mia fantasia. Alcune delle ambientazioni, invece, sono d’ispirazione reale (come il piccolo villaggio di montagna del racconto d’apertura – “La verità nello specchio” – che si rifà a Valcanale, un piccolo paese montano a cui sono emotivamente legato da sempre).
Alcuni dei personaggi che abitano i miei romanzi, invece, sono di chiara ispirazione reale; ma, forse, è meglio non svelare i nomi delle persone che mi hanno così tanto conquistato. Alcune confessioni è bene che restino mute!

Be’, dipende da che ruolo hai loro assegnato! Quanto c’è, di te, nei tuoi libri?

Ci sono innanzitutto le speranze.
Ritengo che sia impossibile scindere la vita di un autore dai testi che produce: verrebbe meno quella giusta dose di emozione che crea empatia.

Cerco sempre di trovare un equilibrio che divida la mia vita da quella dei personaggi, ma è inevitabile che parte del mio vissuto, delle mie opinioni, e del mio sentire, diventino parte di ciò che scrivo.

Hai ragione, alla fine finiamo sempre per scrivere di noi stessi. Cosa ne pensi della situazione editoriale italiana?

Non sarò innovativo nel dire che la situazione editoriale italiana, per un esordiente (o quasi) non sia per nulla facile. Se da una parte, negli ultimi anni, si è visto un eccessivo proliferare di aspiranti scrittori, dall’altra esiste una tangibile difficoltà a essere letti (e ascoltati) da coloro che dovrebbero essere predisposti a farlo. È come se ci fosse il desiderio di dire qualcosa, ma nessuno pronto ad accendere il microfono. Quello che mette più tristezza, a mio avviso, sono alcune scelte editoriali da parte delle grandi case editrici, che influenzano le classifiche di vendita e le letture dei più, con libri di personaggi del grande schermo, della musica giovanile, dei talkshow. Credo che ci debba essere una distinzione di ruoli: un cantante dovrebbe pensare a scrivere testi e cantare emozionando il pubblico, una presentatrice ad accattivare i propri spettatori, un comico a divertire le platee… uno scrittore, di conseguenza, dovrebbe avere il diritto di scrivere.

Non perderò tempo a farti sapere cosa ne penso. Quali sono le tue esperienze con l’editoria?

Nel mio piccolo, ho sperimentato alcune illusione legate al mondo dell’editoria. Devo dire che nel corso degli anni ho imparato a fronteggiare con più distacco alcuni meccanismi di tipografie travestite da case editrici, che inizialmente tendono a osannare il testo su cui hai investito inchiostro e speranze, per poi proporti contratti con la richiesta di cifre a tre zeri per la pubblicazione (o la stampa?) del romanzo.
Fino ad oggi non posso, purtroppo, dire di aver trovato un editore di cui possa fidarmi ciecamente. Lo sto cercando e vorrei potergli affidare le mie creature, affinché le faccia crescere nel migliore dei modi. Vorrei, un giorno, ricevere la lettera di un editore che realmente ha apprezzato il mio manoscritto, che realmente intende puntare su quella storia, che realmente ci crede più di quanto ci credo io stesso. Utopico?

Con quale slogan ti rivolgeresti al pubblico, per convincerlo ad acquistare il tuo libro?

Rifacendomi alla mia eroina letteraria – Jane Austen – il mio slogan è “vivere della propria penna”; questa breve (ma significativa) frase si adatta perfettamente alla mia idea di letteratura e di scrittura, poiché racchiude in sé un desiderio, un’aspirazione, una volontà che riguarda me stesso, le mie creature e tutti coloro che decideranno di sfogliare le mie storie, immergendovisi. Sarà solo l’unione di questi tre elementi a far sì che il sogno si tramuti in realtà.

Ben detto. Vuoi lasciare un messaggio agli utenti del blog?

Prima di tutto vorrei ringraziarti per lo spazio che mi hai dedicato sul tuo blog, augurandoti sinceramente tanta fortuna!

A chi è arrivato fino alla fine di quest’intervista, voglio lasciare un invito: indipendentemente dai gusti letterari, leggete! Leggete perché solo leggendo potrete far parte di un’infinita avventura!

Grazie a te, Matteo. Dove possiamo contattarti?

Potete contattarmi sia tramite il mio sito – www.matteozanini.it – sia per mezzo della mia fanpage su Facebook –https://www.facebook.com/matteozaniniofficial.

Mi auguro che queste mie parole vi abbiano incuriosito; sono disponibile a rispondere a ogni vostra domanda sul mio mondo di carta e inchiostro. Vi aspetto!

E con questo, salutiamo Matteo Zanini, augurandogli di proseguire floridamente nella sua carriera letteraria.

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