Può, in un romanzo di Jane Austen, mancare la figura dello scaltro libertino? Molti sono i personaggi a cui la nostra scrittrice ha affidato questo ruolo. Nell’incompiuto I Watson – per quel poco che possiamo speculare – sembrerebbe che questi panni siano vestiti da Tom Musgrove (cognome che tornerà in Mansfield Park). Scopriamo di chi si tratta in questo nuovo episodio di #BecomingJane.

«[…] Egli non si sposerà mai, a meno che non si dovesse trattare di una giovane davvero altolocata.»

Tom Musgrove viene presentato, dalla prima pagina del romanzo in avanti, in maniera decisamente simile al John Willoughby di Ragione e sentimento. È Elizabeth Watson a parlare la prima volta di costui, mentre descrive alla sorella il ballo che la attende, in toni inequivocabili:

«Mi auguro che avrai un bell’aspetto. Non mi sorprenderei se ti considerassero una delle ragazze più graziose del ballo: c’è un grande interesse per le novità. Forse Tom Musgrove ti noterà, ma ti consiglierei di non incoraggiarlo in nessun modo. Di solito corre dietro a tutte le nuove ragazze, ma è un cascamorto e non ha mai intenzioni serie.» «Mi pare ti averti già sentito parlare di lui», disse Emma. «Chi è?» «Un giovane molto ricco, indipendente, piacevolissimo: insomma, dovunque vada, il favorito. Quasi tutte le ragazze dei dintorni sono innamorate di lui, o lo sono state. Nonostante io sia stata la prima a ricevere le sue attenzioni, quando sei anni fa si è trasferito qui, credo di essere l’unica a cui non ha rubato il cuore; e a dire la verità mi ha corteggiato con insistenza. C’è chi sostiene che da allora nessuna ragazza gli sia piaciuta tanto, anche se ronza sempre attorno all’una o all’altra.»

Non risulta difficile notare le somiglianze tra il carattere del fantomatico uomo che ne I Watson sembra ereditare il ruolo del libertino e colui che tale parte l’ha già mirabilmente interpretata nel famoso primo romanzo – pubblicato – austeniano. Ciò che senza dubbio differenzia le due situazioni riguarda il fatto che se John Willoughby viene smascherato nel corso del romanzo, in seguito alla sofferenza dell’eroina Marianne, la Austen aveva intenzione di risparmiare una simile pena alla signorina Watson: Emma viene difatti messa in guardia sulla natura di Tom Musgrove e, grazie a questi avvertimenti, ella non ne sarà affascinata:

«La tua descrizione di Tom Musgrove, Elizabeth, non mi suscita nessun desiderio di fare la sua conoscenza.»
«Tu lo temi, e non mi stupisce.»
«No, davvero: non mi piace e lo disprezzo.»
«Disprezzare Tom Musgrove! No, non potrai mai. Ti sfido a non esserne deliziata, se ti prende in considerazione. Spero che non ballerà con te, e prevedo che lo farà […]»
«Sembra avere dei modi irresistibili!», disse Emma. «Bene, vedremo quanta attrazione ci sarà tra me e Mr. Tom Musgrove. Immagino che riuscirò a individuarlo non appena entrerò nella sala da ballo; dal suo viso deve trapelare almeno qualche segno del suo fascino!»

La Austen non ha avuto la stessa accortezza nei riguardi della sorella di Emma, Penelope Watson. Ella, come apprendiamo dal discorso di Elizabeth, ha subito un Destino simile a quello di Marianne Dashwood (con la non trascurabile differenza dovuta al fatto che, se la signorina Dashwood è un personaggio del tutto positivo, sorgono seri dubbi in merito alla bontà di Penelope): “«Penelope, comunque, ha avuto i suoi problemi», continuò Miss Watson, «Tom Musgrove l’ha profondamente delusa. Dopo aver corteggiato me si rivolse a lei, che ne fu molto presa; ma Tom non ha mai avuto intenzioni serie, e quando ne ebbe abbastanza di divertirsi con lei, iniziò a trascurarla per Margaret [un’altra sorella di Emma e Elizabeth], e la povera Penelope ne ha sofferto molto».

Emma appare logicamente più assennata di Marianne; ma se quest’ultima avesse avuto le medesime raccomandazioni della prima, sarebbe stata in grado – pur incarnando il puro romanticismo e la cecità del sentimento – di resistere al libertino? Sta di fatto che la signorina Watson riesce a non cedere dinnanzi ai palesi tentativi di Mr. Musgrove di colpire il suo animo; su di lei, egli non ha potere, il suo riconosciuto fascino non si rivela un’arma vincente:

«E così non sei voluta tornare a casa con Tom Musgrove?» «No. Mi avevi parlato talmente male di lui che non volevo né sentirmi in obbligo nei suoi confronti, né trovarmi a stretto contatto con lui, cosa del resto inevitabile nel suo calesse. Sarebbe risultato sconveniente agli occhi di tutti.» […] «Allora è proprio vero che non hai ballato affatto con Tom Musgrave? Ma deve esserti piaciuto, nell’insieme deve averti colpito.» «Non mi piace, Elizabeth. Riconosco che ha un bel personale e un’aria affascinante e che i suoi modi, fino a un certo punto… Insomma, se presenta bene. Ma non trovo in lui nient’altro di interessante. Al contrario, sembra assai frivolo, presuntuoso, esageratamente desideroso di emergere e trovo spregevoli i mezzi che adotta per riuscirci. C’è qualcosa di ridicolo in lui che mi diverte, ma la sua compagnia non mi procura nessun’altra piacevole emozione.»

Risulta evidente dalle pagine che seguono come Tom Musgrove rimanga pressoché di stucco, dato che “la pacata cortesia della risposta di Emma dovette colpirlo per il contrasto con i calorosi incoraggiamenti che era abituato a ricevere dalle sorelle, e probabilmente gli suscitò l’insolita sensazione di dubitare del proprio ascendente e di desiderare un’attenzione maggiore di quella che gli era stata concessa”.