Il matrimonio non poteva mancare come tema in un romanzo austeniano: abbiamo già considerato, nelle puntate precedenti di #BecomingJane, come tale rito sia fondamentale nella narrativa e nell’ideologia della scrittrice inglese. In un romanzo come Sanditon, nel quale l’economia e l’utile sembrano invadere ogni pagina, il matrimonio non poteva che essere considerato anch’esso in un’ottica meramente pratica.

Sir Edward Denham – il nipote di Sir Harry Denham, ovvero il secondo marito (defunto) di Lady Denham – è il protagonista di questa visione utilitaristica dell’atto matrimoniale: nell’ottica di Lady Denham, infatti, Sir Edward deve assolutamente sposarsi per convenienza e non per sentimento. Dall’amore vero, difatti, egli non acquisirebbe nessun vantaggio:

La signora [Lady Denham] le rivolse uno sguardo penetrante e rispose: «Sì, sì, ha davvero una bella figura, e si spera che qualche ricca signorina la pensi allo stesso modo, perché Sir Edward deve sposarsi per soldi. Spesso discutiamo insieme di questo argomento. Un giovane attraente come lui può anche andare in giro a fare moine e sorrisi e complimenti alle ragazze, ma egli sa che deve sposarsi per soldi. E Sir Edward è, prima di tutto, un giovane molto assennato, e ha le idee molto chiare.» «Sir Edward Denham», disse Charlotte, «con tutte le sue doti, può star cert ache conquisterà una donna ricca, se lo vorrà.» […]«Sì, mia cara, parli con grande sensibilità», esclamò Lady Denham. «E se solo potessimo portare una giovane ereditiera a Sanditon! Ma le ereditiere sono incredibilmente rare! Non mi pare che abbiamo mai avuto un’ereditiera qui, e nemmeno una coerede da quando Sanditon è diventato un luogo di villeggiatura. Arrivano famiglie su famiglie, ma, per quel che ne so, non una su cento che possieda dei beni, immobili o capitalizzati. Una rendita, magari, ma nessuna proprietà. […] Ah, se riuscissimo ad avere una giovane ereditiera mandata qui per motivi di salute (e se avesse ordine di bere latte d’asina, io potrei fornirglielo) che, non appena si sentisse meglio, si innamorasse di Sir Edward!»“.

Un ragionamento del tutto simile a quello proposto da Lady Denham viene presentato dalla Austen in un’altra delle sue opere: L’abbazia di Northanger. In questo romanzo, infatti, il generale Tilney si atteggia in maniera positiva nei confronti di Catherine Morland ed appoggia la sua relazione col figlio Henry esclusivamente a causa di un bieco malinteso: egli, male informato da John Thorpe, è portato a credere che Miss Morland sia una ricca ereditiera e vede nella sua possibile unione col figlio la venuta di una serie di innumerevoli vantaggi (ovviamente economici). Nel momento in cui egli scopre di essere stato male informato, la furia lo travolge e, pur di evitare un matrimonio scarsamente vantaggioso per il figlio, caccia Catherine dall’abbazia nella quale la stava ospitando rispedendola maleducatamente a casa:

E sebbene Henry, da qualche cenno che aveva accompagnato l’ordine quasi perentorio datogli dal padre di far di tutto per conquistare Catherine, avesse alfine appreso che il generale giudicava vantaggioso quel matrimonio, soltanto dalla recente spiegazione a Northanger essi avevano avuto un’idea dei calcoli errati che lo avevano spinto. E che fossero errati il generale lo aveva appreso proprio dalla persona che l’aveva indotto a farli: per caso aveva incontrato Thorpe a Londra. Sotto l’influenza di sentimenti diametralmente opposti, irritato dal rifiuto di Catherine e ancor più dall’insuccesso di un vano tentativo di riconciliazione tra Morland e Isabel, il cui fidanzamento era stato definitivamente rotto, disdegnando un’amicizia che non gli era più utile, Thorpe si era affrettato a ritrattare tutto quello che prima aveva detto a vantaggio dei Morland; aveva confessato di essersi lui stesso completamente ingannato nel giudicare uomini e cose, fuorviato dalle vanterie del suo amico, e di essere giunto a credere che Mr. Morland fosse un uomo ricco e stimabile, il che era stato smentito dalle trattative di quelle due o tre settimane. […] Il generale terrorizzato pronunziò allora il nome degli Allen con sguardo interrogativo: e Thorpe anche in questo era stato indotto in errore. Gli Allen, a suo parere, ne avevano abbastanza dei Morland, ed egli aveva conosciuto il giovane al quale sarebbero toccati in eredità i beni di Fullerton. Al generale non occorreva altro. Furibondo contro tutti, eccettuato se stesso, era ripartito l’indomani per l’abbazia, dove l’abbiamo visto all’opera.

Il buonsenso avvolge, infine, le ultime pagine del romanzo e il matrimonio di Eleanor – sorella di Henry – fa sì che il generale Tilney si convinca a lasciare ai due innamorati il consenso di sposarsi.

Chissà se, nel corso del romanzo, Sir Edward Denham avrebbe conosciuto una ricca ereditiera da sposare o si sarebbe “accontentato” di un amore reale?