Si è concluso ieri sera (o sarebbe meglio dire stanotte?) la sessantottesima edizione del Festival di Sanremo. Piacevolezza, scelte artistiche, vincitori a parte, credo che una delle pregevolezze di questa edizione della kermesse sanremese sia stata quella di avere, tra il cast, un artista – io lo definisco cantastorie – che ha presentato un brano di una raffinatezza impressionante. Sto parlando di Max Gazzè e della sua La leggenda di Cristalda e Pizzomunno. Il cantautore romano è riuscito in un’impresa pregevolissima: unire la musica alla narrazione di una favola antica, ai più sconosciuta. Non conoscevo questa splendida storia, mi sono informato e ho pensato di condividerla con voi.

Ecco quanto si racconta:

C’era una volta a Vieste, sul Gargano – al tempo, un borgo di pescatori – un ragazzo, Pizzomunno, che aveva la sua capanna sul mare. Ogni giorno Pizzomunno andava in mare, pescava, tornava indietro col pesce e lo vendeva.
Pizzomunno era molto bello, e tutte le donne del posto lo amavano. Ma lui aveva conosciuto, sulla spiaggia, davanti al mare, Cristalda, la ragazza più bella del villaggio, dai biondi, lunghi capelli schiariti dal sole. Si erano innamorati sul mare, e proprio sul mare si incontravano per amoreggiare. Ma il nemico è sempre in agguato, soprattutto quando tutto va bene. E il nemico, in questa storia di mare, non possono che essere le sirene.
Innamorate anche loro di Pizzomunno, ogni volta che il pescatore prendeva il largo cercavano di sedurlo. Com’è noto, però, chi si fa sedurre da una sirena, muore. Pizzomunno non cedette alle lusinghe, nemmeno quando le sirene gli proposero di diventare le sue schiave, e lui il re del mare. No. Pizzomunno amava Cristalda e solo lei. Ma, come si sa, nessuno può dire di no alle sirene.
Una sera in cui il pescatore e la sua bella amoreggiavano sulla spiaggia, le sirene emersero dagli abissi e trascinarono la bella Cristalda nel profondo del mare, con loro. Dal dolore, Pizzomunno si pietrificò e diventò una roccia bianchissima che ancora oggi domina la spiaggia di Vieste e che ha preso il nome del giovane, sfortunato pescatore. La storia è tristissima, ma c’è un però.
Cristalda e Pizzomunno, anche oltre la vita e la morte, non smisero mai di amarsi. Ogni cento anni, il 15 agosto, il maleficio che li ha colpiti entrambi si spezza: Cristalda emerge dalle acque che l’hanno imprigionata, Pizzomunno riprende le sembianze umane, e i due tornano per una notte, e una notte sola, due giovani amanti decisi a rinnovarsi, ogni volta, la promessa dell’amore eterno.

[fonte: La Repubblica]

Il fascino delle leggende risiede nella loro potente longevità, in quell’eterno fascino che le accompagna sin dalla nascita. Se una gara canora come il Festival di Sanremo – con ogni suo pregio e difetto – può essere, talvolta, anche un tramite per diffondere massivamente delle storie sepolte, ben venga.

Spero di trovarmi, il prossimo Ferragosto, a Vieste; spero di scorgere, tra i flutti e la spuma, le figure di Pizzomunno e Cristalda. E se non dovessi trovarmi lì, so che loro ci saranno, accompagnati dalle note di un’arpa e dallo sciabordio melodico delle onde.