In queste parole di Virginia Woolf:

Nel 1817, ella era pronta. Anche esternamente, per quel che riguarda la sua situazione personale, il momento era prossimo. La sua fama, molto lentamente, era andata crescendo. «Dubito», scriveva Austen-Leigh, «che mi sia possibile nominare un altro scrittore importante la cui oscurità personale fosse più completa». Se ella avesse vissuto qualche anno ancora, tutto ciò sarebbe cambiato. Avrebbe fatto delle lunghe visite a Londra, sarebbe stata invitata a pranzi e banchetti, avrebbe conosciuto persone illustri, avrebbe trovato nuovi amici, avrebbe letto, viaggiato, e riportato alla sua tranquilla casetta di campagna un bottino di osservazioni, da godersi come meglio le pareva

è racchiusa una parte di ciò che questo percorso si prefiggeva di presentare. Jane Austen, nel corso della sua vita artistica, è visibilmente maturata; è cambiata, è stata capace di rinnovarsi pur rimanendo saldamente ancorata alla propria interiorità ed alla sua personale idea di letteratura. I romanzi incompiuti o non pubblicati durante la sua carriera ne sono la dimostrazione. Ed in essi è soprattutto possibile osservare – ed è questa la raison d’être di #BecomingJane – come il suo scrivere non fu mai improduttivo: nelle pagine di questo lavoro si è visto come ogni suo scritto, anche quelli che ella non considerò degni di pubblicazione (Lady Susan) o continuazione (I Watson), abbia influenzato gli altri. Nella sezione dedicata a Lady Susan si è osservato in particolar modo come lo stile epistolare abbia avuto una parte notevole soprattutto in Ragione e sentimento, ma anche come numerose tematiche della produzione successiva cominciassero a germogliare nella mente e nella penna della Austen (l’importanza del matrimonio, la caratterizzazione psicologica dei personaggi, la netta importanza data dall’autrice alle eroine). I Watson, l’incompiuto romanzo “di mezzo”, è senza dubbio stato un eccellente esercizio per quanto la Austen avrebbe successivamente scritto: attingendo lievemente dai primi romanzi, Jane Austen ha fondato sulle pagine de I Watson le principali tematiche dei suoi romanzi della maturità; Emma Watson diventerà Fanny Price in Mansfield Park e si tramuterà poi nell’omonima protagonista di Emma. Miss Woodhouse e Fanny erano già nate al tempo in cui Jane Austen si trovava a Bath, nel personaggio di Emma Watson – e nella sua storia – stavano già prendendo forma le peripezie della famiglia Bertram e del gruppo di amici di Highbury. È sempre la Woolf a fornirci una possibilità di ciò che sarebbe potuto nascere dalla penna della Austen se la malattia non l’avesse separata dal mondo:

Quale sarebbe stato l’effetto di tutto questo sui sei romanzi che Jane Austen non scrisse? Non si sarebbe occupata di delitti, di passioni né di avventure. Non avrebbe permesso che le importunità degli editori né le adulazioni degli amici la costringessero alla trascuratezza o all’insincerità. Però avrebbe saputo più di prima. La sua sicurezza e la sua commedia ne avrebbero sofferto. Nella descrizione dei suoi personaggi si sarebbe fidata meno del dialogo, e delle proprie riflessioni. Quei meravigliosi discorsetti, che in una chiacchierata di pochi minuti riassumono tutto ciò che dobbiamo sapere di un ammiraglio Croft o di una signora Musgrove, quel metodo tachigrafico, un po’ casuale, che però racchiude capitoli interi di analisi e di psicologia, le sarebbe sembrato troppo semplice per esprimere tutto ciò che lei adesso vedeva nella complessità della natura umana. Ella avrebbe inventato un nuovo metodo, chiaro e misurato come sempre, per esprimere non soltanto ciò che la gente dice, ma anche ciò che non dice; non soltanto ciò che essa è, ma ciò che la vita è“.

Di questi sei romanzi che Jane non fece tempo a scrivere, ne abbiamo fortunatamente un breve scorcio grazie ai pochi frammenti di Sanditon. La sezione dedicata a questo romanzo incompiuto ha tentato di mettere in evidenza come le vicende della vita dell’autrice e la sua interiorità abbiano permesso alla sua penna di adattarsi al cambiamento che stava avvenendo nella mente e nel carattere della Austen la quale, decisamente più consapevole di quanto valore possedesse realmente, si preparava a salutare il mondo con la speranza di aver lasciato una breve traccia di sé: chissà se, oggi, potrebbe dirsi soddisfatta dell’affetto con cui i suoi romanzi vengono sfogliati? Credo che questo lavoro abbia quantomeno evidenziato come Jane Austen, nella sua crescita umana e culturale, si sia impegnata con dedizione e passione in ciò in cui credeva. I suoi romanzi non solo rappresentano lo specchio di un’epoca, ma sono anche il riflesso della sua interiorità e di quanto intensamente ella amasse il proprio dono.

Risulterebbe impossibile immaginare in che modo le sue potenzialità si sarebbero ulteriormente espresse se solo a Jane Austen fosse stato concesso maggiore tempo: quali altri romanzi avrebbe scritto, quante altre storie magnifiche ci avrebbe raccontato e quanti altri esempi di vita avrebbe donato al mondo. Ma, dopotutto, “queste speculazioni sono vane: la più perfetta artista tra le donne, la scrittrice, i cui libri sono tutti immortali, morì «proprio quando cominciava a sentire fiducia nel successo”.

Ho iniziato l’avventura #BecomingJane mesi fa. In verità, anni fa, quando misi l’ultimo punto alla mia Tesi di Laurea triennale in Lettere Moderne. Ho deciso di condividere con voi un percorso fatto di passione, tante letture e interpretazione personale delle opere e della vita della mia autrice preferita. Siamo arrivati oggi alla conclusione di questo bellissimo percorso. Ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno scelto di leggere, commentare, condividere i miei articoli settimanali, dedicandomi parte del loro tempo; siete stati compagni preziosi e un vero stimolo per proseguire con questa rubrica.

Concediamoci un’ultima tazza di thé insieme, in attesa che qualcosa di nuovo sorga all’orizzonte. Credo sia proprio giunto il momento di dire – come avrebbe sicuramente detto anche zia Jane:

F I N I S