“Istantanee”, i racconti per sognatori diurni del bergamasco Zanini

La nuova opera dell’autore: “l’invito è quello di perdersi, di abbandonarsi a quello che si sta provando grazie alla lettura, ad un viaggio onirico e positivo” – di  – 30 Settembre 2018

“È un puzzle d’affetti: ci sono le mie storie, gli acquarelli di mia nonna, gli amici all’interno del booktrailer. Sono diversi incastri, che rendono il libro un elemento prezioso prima di tutto dal punto di vista affettivo”. Così descrive il suo “Istantanee – dieci racconti per sognatori diurni” (ABEditore, 2018) Matteo Zanini, giovane autore bergamasco che venerdì 28 settembre alle 20.30 ha presentato alla libreria Ubik in Borgo Santa Caterina la sua ultima antologia.

Una raccolta da scoprire proprio a partire dal titolo: “Istantanee –  spiega lo scrittore – rimanda prima di tutto ad uno scatto che cattura un momento, un istante e lo ripropone a chi decide di immergersi in questi miei racconti brevi. Sono scatti fotografici in bianco e nero, in un binomio carta e inchiostro. L’idea è quella di portare l’effetto dato da una fotografia (la ricerca del giusto soggetto, la luce, il colore, lo scatto) e dal riguardarla, anche agevolando la memoria del ricordo di un momento vissuto. Il binomio carta-inchiostro, poi, rimanda anche al metodo che utilizzo per scrivere i miei racconti: amo scrivere a mano, dalle idee alla stesura, perché mi aiuta nel focalizzare meglio l’obiettivo, nella scelta delle parole più adatte, nella composizione dei periodi”.

La raccolta è divisa idealmente in tre parti: “l’ultima è quella in cui ho giocato un po’ di più con le parole, con la scelta quasi maniacale dei singoli termini, in modo che risultassero adatti sia a livello sonoro che di creazione dell’immagine, attraverso un’attenzione particolare verso la parola e la composizione narrativa. In appendice al libro ho inserito un apparato iconografico disegnato da mia nonna, che ha acquarellato ogni racconto e ne ha dato un’interpretazione figurativa: con l’aiuto anche della casa editrice, siamo riusciti ad inserire delle “istantanee figurative” che si sposano molto bene con le “istantanee di parole”.

Matteo Zanini torna al racconto (dopo il suo ultimo romanzo “Aggrappati a un sogno” e la riedizione della sua prima raccolta “La notte delle fate”), un genere letterario che ha visto l’autore ritagliarsi molte soddisfazioni in diversi concorsi letterari: “la mia scelta sul tipo di narrazione da utilizzare si basa, prima di tutto, sulla storia che voglio raccontare e sui personaggi che voglio creare: il romanzo mi permette di entrare nella loro intimità e nella loro psicologia in maniera più approfondita, ma il racconto racchiude in sé una sorta di meraviglia continua. La sua forza sta nella capacità di introdurre, portare allo svolgimento e donare la conclusione in un breve numero di pagine: lo scrittore deve essere bravo a lasciare il lettore soddisfatto anche attraverso queste poche pagine”.

Un genere, quello del racconto, che sta tornando alla ribalta nel panorama della letteratura contemporanea. “In questo periodo – spiega l’autore – la forma del racconto sta ritornando ad avere un’attenzione particolare, anche perché scrittori importanti ricominciano a pubblicare racconti e si stanno riscoprendo opere di autori che si sono espressi con questo genere (ad esempio Raymond Carver). Bisogna considerare anche che il pubblico ricerca maggiormente ciò che gli viene offerto: c’è un nuovo desiderio di approfondire il racconto, un genere che fino ad un decennio fa era molto bistrattato in Italia, ma che negli ultimi anni sta tornando alla ribalta. Nella mia raccolta, il numero dei racconti non ha un significato particolare, l’ho scelto in modo del tutto casuale: nonostante questo, mi rimanda ad un cerchio che si chiude, ad una compiutezza, dev’essere un retaggio che ho dall’infanzia”.

Racconti che rispecchiano, nella loro compiutezza, la visione del mondo dell’autore: “In questi racconti ci sono delle mie visioni sulla natura, sul rapporto tra la natura e l’uomo. C’è anche una mia componente bambinesca, nella prima parte, in cui rifletto i valori trasmessi dalle favole, che diventano, con il tempo, i valori fondanti di una persona. Nella parte centrale, invece, prendono forma diversi fantasmi, ombre che mi appartengono (possessione, abuso di alcol, impossibilità di raggiungere un sogno amoroso): sono sfaccettature più cupe che fanno parte del mio percorso di crescita e di scrittura. In ogni racconto c’è una parte di me, spero non sia un elemento esplicito, ma è inevitabile. C’è una mia visione del mondo”.

Un percorso che mette continuamente in gioco Matteo Zanini, sia dal punto di vista personale sia dal punto di vista artistico, un percorso di ricerca sempre attivo. “Nel momento in cui sto scrivendo una storia cerco sempre di dedicarmi completamente ad essa, se poi intuisco che questa non mi restituisce la stessa dedizione che le sto dando, allora capisco che è il momento di cambiare prospettiva. Il mio ultimo romanzo, che ho terminato quest’estate, mi ha richiesto un periodo di stesura di due anni, in cui mi è capitato di abbandonarlo, riprenderlo, riscriverne alcune parti. Ho cercato di limare un po’ anche l’ampollosità della mia scrittura, che in alcuni tratti può risultare eccessiva”. Un labor limae non a senso unico: “la scrittura è un rapporto di coppia: deve esserci un equilibrio tra ciò che lo scrittore vuole dire e ciò che la storia vuol dare”.
Rapporto che si rispecchia inevitabilmente verso l’esterno, verso il lettore, il sognatore diurno del sottotitolo: “l’invito al lettore è quello di perdersi, di abbandonarsi a quello che sta provando grazie alla lettura, ad un viaggio onirico e positivo”.

Il percorso di Matteo Zanini lo porterà, nel 2019, alla pubblicazione del suo terzo romanzo, in fase di editing con la casa editrice Le Mezzelane. “Un romanzo molto diverso rispetto a quelli che ho scritto precedentemente, che si svolgono nell’Inghilterra Vittoriana: è ambientato ai giorni nostri, a Madrid, con una tematica LGBT, molto forte a livello di sensazioni e di contenuto”. Un romanzo che si confronterà, ancora una volta, con i suoi “lettori diurni”. “È inevitabile: il lettore prenderà in mano il libro e mi cercherà tra la pagine. Lo facciamo anche noi, quando leggiamo. L’aspetto più affascinante è proprio il ritrovarsi nelle vite degli altri e far ritrovare il lettore nella propria. Alcuni lettori mi hanno scritto perché commossi da alcuni miei racconti: dall’essere un semplice testo, il mio lavoro è diventato una piccola opera di comunicazione. Penso non possa esserci un complimento migliore per uno scrittore: essere riuscito nell’intento di comunicare e di creare un momento empatico con il lettore”.