Anne di Tetti Verdi, romanzo dell’autrice canadese Lucy Maud Montogomery, è il primo capitolo della Saga di Anne – una serie di nove romanzi e due raccolte di racconti dedicati all’eroina principale, che dà il nome all’intera Opera. Nota al grande pubblico come Anna dai Capelli Rossi (e per le precedenti versioni libresche e per la fortunata serie animata e per la recente serie televisiva), il personaggio di Anne Shirley è tornato a interessare i lettori grazie alla nuova edizione – integrale! – opera della casa editrice Lettere Animate e dell’attento lavoro di traduzione e annotazione del professor Enrico de Luca. Questa versione è, al momento, l’unica che preserva il testo nella sua integrità, evitando alterazioni e cesure che, in passato, avevano martoriato il romanzo di Montgomery fino a ridurlo, nell’immaginario collettivo, a un’opera di fruizione quasi esclusivamente infantile.

Questo è, in effetti, il primo errore che, generalmente, viene fatto se si pensa alla storia di Anne. Ebbene, questa fulva ragazzina – lei che, come ammetterà nel romanzo, sarà una strada in salita – avrà molto da insegnarci e saprà stupirci nel suo percorso di maturazione e crescita. Anne arriva a Tetti Verdi – una località immaginifica, ma tremendamente affascinante, un vero e proprio locus amoenus immerso nella natura e nella vastità della bellezza – per caso, protagonista di un errore di comprensione circa il desiderio di adozione di un figlio da parte di Matthew e Marilla, coloro che diventeranno, pian piano, molto più che genitori adottivi e guide da cui apprendere insegnamenti di vita e di morale. Quello che immediatamente salta agli occhi, nel comportamento della giovane Anne (che all’incipit del romanzo ha solo undici anni) è la sua tendenza ad un’immaginazione incredibilmente sviluppata e a un ottimismo quasi eccessivo. Questi due elementi caratteriali rappresentano un terreno fertile per la Anne che ritroveremo sia nel corso sia al termine di questo primo capitolo della sua lunga storia (si dà il caso, infatti, che Montgomery segua la sua eroina – nei differenti volumi – lungo tutto il corso della sua vita. Nella fattispecie, Anne di Tetti Verdi si concentra sul periodo che va dagli undici ai sedici anni della protagonista). Quando stai immaginando tanto vale che immagini qualcosa di meraviglioso! Sembra proprio essere questo il primo, grande insegnamento che Anne (con la e!) intende trasmetterci: il ruolo centrale che la fantasia e la luce devono avere all’interno delle nostre vite, anche quando lo scorrere dei nostri giorni può apparire come un perfetto cimitero di speranze sepolte.

Anne inizia il proprio percorso a Tetti Verdi nella completa inconsapevolezza di sé, delle regole di convenienza in società, del suo ruolo nel mondo. Molti saranno gli atteggiamenti fuori luogo, le situazioni generatrici di imbarazzo, le impulsività danneggianti, gli scivoloni e gli equivoci che getteranno lo spirito innocente e ingenuo di Anne Shirley tra le braccia di una concretezza che va al di là della fantasia. Niente di più normale, si tratta del più coerente dei percorsi di crescita. Quello che, tuttavia, rende ancora più prezioso quello della nostra eroina è lo spirito con il quale ella affronta ogni suo gradino, quello stesso spirito che le dà – ogni giorno – la forza di trovare nomi sempre differenti e evocativi a luoghi, circostanze, elementi della natura (l’operazione di rinomina è, a mio avviso, un altro importante tassello del percorso di crescita che Montgomery vuole farci compiere: rinominando un oggetto, un soggetto, una condizione diventiamo consapevoli del suo valore, possiamo – da quel momento in avanti – dominarlo; in questo, credo si possa scorgere un’eco di Robinson Crusoe di Daniel Defoe). I giuramenti e le promesse faranno parte di questo sentiero della consapevolezza – perché bisogna essere estremamente consapevoli e coerenti per tener fede a un impegno.

La maturazione di Anne proseguirà anche per mezzo della scuola. Lucy Maud Montgomery dà un’importanza fondamentale all’ambiente scolastico, presentandolo non solo come luogo di aggregazione e sviluppo cultural-sociale, ma come una palestra di vita, un palcoscenico delle proprie individualità, una tela da dipingere con le proprie gioie e i propri fallimenti, con le proprie ambizioni e i propri limiti – poiché tutti questi elementi fanno parte di un unico, grande, ignoto percorso. Non a caso, al termine di questo primo volume, Anne, seguendo la sua vocazione, diventerà un’insegnante.

Tutti gli eventi importanti sono legati a piccoli fatti, ci viene detto nel corso del romanzo. Una grande verità e, a mio avviso, altra grande tematica di questa storia. Non sono i grandi chiassi, le plateali vittorie, le invadenti cerimonie a restare impresse nel cuore di Anne Shirley (e, in generale, nel cuore delle persone). Quello che Montgomery intende sottolineare è la fondamentale importanza della semplicità, dell’equilibrio, della coerenza e della giustizia. Accontentarsi non è un brutto modo di vivere la vita; tutt’altro! Accontentarsi significa aver dato il giusto valore alle cose. Credo che questo sia un insegnamento davvero importante. Su tale aspetto l’autrice ha fatto centro anche per quanto riguarda le descrizioni paesaggistiche che colmano intere facciate di quest’opera (e che sono tutte ugualmente meravigliose. Più di una volta, mentre leggevo, mi sono trovato ad esclamare: vorrei tanto vivere a Tetti Verdi!): la trasparente semplicità con cui fiori, alberi, scorci, stagioni, giornate – e via dicendo – vengono presentati al lettore rende appieno il concetto di cui sopra. A livello letterario, invece, la scelta di concentrarsi sugli aspetti più “terra-terra” della vita mi ha riportato con affetto a Jane Austen, la quale in una lettera del 1816 dichiarava non potrei mai scrivere un Romanzo Storico più di quanto potrei farlo con un Poema Epico. Non potrei mettermi a scrivere un Romanzo serio per qualunque altro motivo se non quello di salvarmi la Vita, e se fosse indispensabile farlo e non lasciarmi mai andare a ridere di me stessa o degli altri, sono certa che mi impiccherei prima di aver terminato il primo Capitolo. – No – devo mantenere il mio stile e andare avanti a Modo mio; E anche se non dovessi mai avere successo in quello, sono convinta che fallirei totalmente in qualunque altro. Credo che questo rappresenti un chiaro esempio di consapevolezza di sé.

Le sfide che Anne dovrà affrontare – i riti di passaggio – la porteranno dall’età infantile a un’età adolescenziale e incrementeranno di importanza man mano che l’età dell’eroina avanzerà (dalle scuse per un eccesso d’ira alla preparazione di un dessert; dalla salvezza di una vita nell’attesa di un medico al conforto finale – che non svelerò), ma non per questo la protagonista perderà coscienza degli insegnamenti trascorsi e, soprattutto, delle sue fondamenta. Ella, infatti, asserirà Non sono cambiata neanche un po’… non realmente. Ho solo messo qualche foglia in più e qualche ramo. La vera me… qui dentro… è sempre la stessa. Evoluzione e coerenza, quindi; che lieto connubio!

La storia di Anne Shirley, in questa sua prima permanenza a Tetti Verdi, termina con una delle prese di coscienza più difficili da esorcizzare; una presa di coscienza, però, inevitabile per qualsiasi vita. Montgomery ci schiaffeggia con l’arrivo della morte, ci nega la possibilità di prepararci a questo coup de théâtre e, effettivamente, la nega anche alla sua eroina, la quale comprenderà che nessuna vita è mai di nuovo proprio la stessa una volta che quel tocco freddo e doloroso si è posato su di lei. Una crescita forzata, dunque; una crescita inevitabile.

Un ultimo aspetto che mi fa piacere sottolineare in merito a questo romanzo è legato all’apparato di note che arricchisce e impreziosisce il volume. La possibilità di scoprire la numerosa quantità di riferimenti letterari – nascosti o meno – all’interno di Anne di Tetti Verdi è stata una vera chicca. Amo follemente quando i riferimenti letterari degli scrittori riescono ad emergere e scoprire quanto la letteratura avesse appassionato questa scrittrice me l’ha resa ancora più simpatica, ancora più affine. Davvero meraviglioso, poi, è stato constatare come i riferimenti ai grandi autori del passato – William Shakespeare, Walter Scott, Henry Fielding, Charlotte Brontë, Louisa May Alcott, … – fossero perfettamente inseriti all’interno di un testo di molti anni o secoli successivi e riuscissero a convivere in completa armonia.

La mia personale avventura ad Avonlea è, per il momento, terminata. Lascio che Anne Shirley prosegua il suo percorso, in attesa che la casa editrice pubblichi il secondo volume Anne di Avonlea, la cui uscita è prevista a breve. Non posso che dirmi estremamente curioso di scoprire cosa si celi al di là della curva…