Follia è uno dei romanzi maggiormente celebri di Patrick McGrath scrittore inglese contemporaneo piuttosto prolifico. Trattasi del primo romanzo di cui ho terminato la lettura nel mese di febbraio. Questa recensione, che si tramuterà più in una serie di riflessioni personali sulle pagine che compongono Follia, nasce in primis dal fatto che – a conclusione di questa storia – mi sono ritrovato a chiedermi se questo lavoro di McGrath mi fosse effettivamente piaciuto oppure no.

Ambientato alla fine degli anni ’50, Follia racconta – in sostanza – l’evoluzione di un’ossessione sessuale in un contesto psichiatrico. Tutti i personaggi principali, infatti, hanno un contatto estremamente stretto con l’ambiente ospedaliero: due di essi – Max e Peter – vi lavorano, Edgar vi è ricoverato, mentre Stella vi trascorre del tempo, dato che è la moglie di Max. Già solo l’incipit di questo romanzo, a mio avviso, può far storcere il naso; Peter, voce narrante e onniscente di tutte le vicissitudini, descrive al lettore il suo più appassionato campo d’interesse accademico e professionale: le ossessioni sessuali. Lo fa in questi termini: Le storie d’amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale […] relazioni la cui durata e intensità differiscono sensibilmente, ma che tendono ad attraversare fasi molto simili: riconoscimento, identificazione, organizzazione, struttura, complicazione e così via. A mio avviso, già in queste poche righe cadiamo immediatamente all’interno di un gravissimo errore. Il testo ci parla intenzionalmente di storie d’amore, intese – con verosimiglianza letterale – nella maniera più romantica del termine; ebbene, quella in cui stiamo per immergerci non ha niente a che vedere con la profondità del sentimento o con la catastrofe di una relazione amorosa degna di essere definita tale. Questa concretezza, ad ogni modo, ci giungerà molto più in là nel testo – ragion per cui, ritengo che la scelta dell’autore di propendere per un’introduzione di tale sorta possa essere dettata o dal desiderio di confondere le acque senza anticipare quanto accadrà in seguito oppure da una carenza di coerenza nella descrizione dei sentimenti umani. Vero è che, poche pagine dopo, lo stesso Peter dichiarerà che in quanto psichiatra i giudizi morali non mi interessavano. Sarà, ma non mi hai convinto, Patrick! Dopotutto, l’autore usa il termine commedia degli inganni.

Vi starete domandando – forse – perché sia così risentito nei confronti di quelle poche righe introduttive; ebbene, semplicemente per il fatto che, a mio avviso, creano delle false aspettative nei confronti dello sviluppo della trama: la tragedia a cui prenderemo parte durante il nostro percorso di lettori in compagnia delle pagine di McGrath, infatti, non ha niente a che vedere con il sentimento.

Follia racconta l’insoddisfazione di una donna – Stella, nella fattispecie – la quale non riuscendo a comprendere appieno né quale sia il suo scopo nella vita né tanto meno quali potrebbero essere le risposte alla sua infelicità generale, compie tutta una serie di errori gravissimi (sia a livello etico-morale sia a livello fisico-affettivo) e, non contenta, li reitera per tutta la durata del romanzo. Stella non pensava al futuro, perché pensare al futuro ha senso solo se si desidera qualcosa. Ammetto di aver detestato il suo personaggio vanesio e sciocco, privo di una qualsiasi coerenza psicofisica. Così ci viene descritta in uno dei suoi momenti di instabilità moraleTornò l’indomani, la seconda volta fu più facile; il confine lo aveva passato, poi si era semplicemente ritrovata dall’altra parte. E ormai aveva infranto tutte le leggi, anche quelle non scritte del suo matrimonio, della sua famiglia e della sua società, che naturalmente era l’ospedale. Di nuovo si sentì esaltata e terrorizzata. Essere fuori, al di là della legge, era sempre la sensazione più forte che si potesse provare, era quello che le dava alla testa. Le donne romantiche, riflettei: non pensano mai al male che fanno in quella loro forsennata ricerca di esperienze forti. In quella loro infatuazione per la libertà.

Eccoci ad un altro aspetto estremamente fastidioso: come si può accostare il termine romantico all’atto becero e fangoso del tradimento? Mi pare che il controsenso sia sufficientemente evidente, no? Ma Patrick McGrath prosegue nella sua celebrazione dell’adulterio, aggiungendo: l’unica traccia di senso di colpa era una presenza in ombra dietro la luce del suo amante. Il senso di colpa di un traditore si scioglie nel pantano della sua sporca consapevolezza. Non aggiungo altro.

Ho trovato la fuga dalle responsabilità da parte di Stella (responsabilità di moglie, di madre, di amica, di donna – la quale arriverà ad agire in questi termini: impacchettare la vecchia vita e spedirla altrove finì col sembrarle la soluzione migliore) di una torbidità impressionante, sebbene abbia messo in dubbio la stabilità di questo personaggio molte volte durante la lettura. E, a tal proposito, un aspetto che, invece, ho molto gradito è legato alla tematica che dà il titolo all’opera: la follia, per l’appunto. Sin dai primissimi capitoli, veniamo del tutto immersi all’interno di un contesto in cui la malattia mentale, la pazzia, la necessità di cure sono centrali (cosa abbastanza ovvia, vista l’ambientazione e i personaggi che vi gravitano attorno). McGrath, tuttavia, sembra creare una sorta di gioco perverso, facendoci credere che la pazzia sia proprietà esclusiva di alcuni dei suoi personaggi. A mio avviso, in un modo o nell’altro, tutti e quattro i protagonisti di questo quadrilatero amoroso sono, a loro modo, folli. La genialità risiede, secondo me, nel fatto che l’autore riesce a consegnarci quella che al termine della lettura risulta una solidità, poco alla volta. In questo, devo ammettere, è stato eccellente.

Un’altra tematica che è stata resa abbastanza bene – sebbene con tutta una serie di stereotipi e cliché che potevano essere tranquillamente ridotti – è quella dell’arte, dell’artista e del rapporto che coesiste tra le due entità. McGrath ci propone una sua parziale visione del sottobosco di artisti, del modus vivendioperandi di questa professione, concentrandone i tratti e le tipicità nel personaggio di Edgar Stark (no, Il trono di spade non c’entra nulla!). Raggiunto solo a prezzo di sforzi enormi, l’equilibrio psichico di un artista è così delicato che ogni distrazione, ogni interferenza della cruda realtà esterna possono distruggerlo in un attimo: per fare arte bisogna voltare le spalle alla vita. Ecco, se davvero bisogna trovare qualcosa di realmente romantico all’interno di questo romanzo, direi che la descrizione dell’artista che ne viene data in queste righe possa essere la risposta migliore. Edgar non è solo un artista, è anche un folle, un animale, un emarginato e un assassino. La sua follia è duplice, poiché è connubio tra genio artistico e instabilità caratterial-psicologica. Edgar e Stella, sotto questo ultimo aspetto, si somigliano e forse è questa la ragione che li ha spinti a compiere i loro relativi gesti distruttivi.

Ma non si tratta di amore. Su questo non ci sono dubbi.

Se siete arrivati fino a questo punto… grazie. Follia è un romanzo che – a tratti – mi è molto piaciuto, mi ha donato (come forse avrete notato) tutta una serie di spunti di riflessione – e questa è una delle cose che amo di più in un romanzo; d’altro canto, questa storia mi ha tremendamente infastidito, ragion per cui non ho potuto darle il voto pieno che tutte le aspettative le avrebbero offerto ad occhi bendati. Ad ogni modo, la scrittura di McGrath mi è piaciuta, quindi rimando il mio giudizio sull’autore a quando avrò affrontato altri suoi testi; durante lo scorso Salone della Cultura (il vecchio Salone del libro usato), a Milano, ho recuperato GrottescoL’estranea – entrambe opere del padre di Follia – quindi ho del materiale per approfondirlo, quando sarà giunto il momento adeguato.

In conclusione, mi sento di dire che Follia sia un romanzo che debba essere necessariamente letto dopo una certa età e con almeno una esperienza amorosa fallimentare; in caso contrario, temo che non tutte le sfumature di queste pagine possano essere assorbite appieno.

Voi che sicuramente avete letto questo libro prima di me (io sono arrivato in super ritardo, come al solito!), fatemi sapere cosa ne pensate. Sono molto curioso dei vostri commenti – anche su quanto scritto in questa mia personalissima analisi.

Alla prossima lettura!