All’inizio era la favola. E vi sarà sempre.
[Paul Valéry]

Buonasera lettori!
Oggi voglio portarvi con me ne L’altra metà delle fiabe, un mondo di storie antiche e personaggi immortali, di racconti che tutti conosciamo piuttosto bene e di versioni che – comparate tra loro – hanno la capacità di stupire ogni cuore, proprio come se quella trama fosse udita per la primissima volta.

Assai noto è il fatto che l’oralità ha fatto sorgere i primi racconti, le prime storie. Molti studiosi – tra i cui i semiologi – si sono occupati dell’analisi delle favole e delle leggende, motori principi delle tradizioni e della storia dei popoli. Tra tutti, ci tengo a ricordare il russo Propp (il cui testo La morfologia della fiaba mi ha tenuto strettamente compagnia per gran parte del primo semestre del primo anno di Laurea Specialistica), che ha teorizzato l’esistenza di trentuno funzioni presenti in tutte le fiabe che possono definirsi tali. Grazie a queste funzioni e ai vari personaggi che le incarnano o le concretizzano, è possibile l’esistenza delle storie.

Partendo da questo presupposto, ponendo a confronto fiabe differenti sarà possibile riconoscere degli elementi comuni tra di loro, elementi che riescono ad andare “al di là” delle barriere culturali o geografiche. L’altra metà delle fiabe, testo edito ABEditore e curato da Antonella Castello, in un certo senso fa proprio un lavoro di questo tipo.

All’interno di questo graziosissimo libricino possiamo, infatti, leggere due differenti versioni di tre celebri fiabe: La bella addormentata nel bosco, Il gatto con gli stivaliCenerentola. Se quella che viene definita “La prima metà delle fiabe” propone le versioni di Charles Perrault – le cosiddette versioni “edulcorate”, raccolte nel volume I racconti di Mamma Oca, pubblicato verso l’imbrunire del XVII secolo – “La seconda metà delle fiabe”, invece, ci pone davanti a testi che difficilmente si incontrano, ovvero quelli tratti da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile (opera di inizio Seicento).

E così, scopriamo che La bella addormentata nel bosco non è altro se non la rielaborazione di Sole, Luna e TaliaIl gatto con gli stivali ha tratto ispirazione da CagliusoCenerentola altro non è se non una delle tante versione che hanno avuto origine da La gatta Cenerentola. Curioso è osservare quanto la tradizione fiabesca italiana sia riuscita a muoversi oltreconfine, arrivando a influenzare tradizioni narrative completamente diverse dalla propria.

Il lavoro proposto in questa ottava uscita della collana editoriale dei Piccoli Mondi pone il lettore in una posizione di assoluta meraviglia, invitandolo alla ricerca e all’approfondimento di una parte della propria cultura che pone radici nell’infanzia e che – quantomeno è ciò che ci si augura – riesce a non smettere di affascinare e incantare a tutte le età. La possibilità di mettere a confronto edizioni, elaborazioni, tradizioni differenti, sottolineandone però la base comune, inoltre, assume anche un simbolico valore culturale e sociale, forse semplice, ma di fondamentale importanza (soprattutto nella nostra attualità): le radici che accomunano ogni popolo sono le stesse. E se possono bastare le raccolte di favole a dimostrarlo, credo davvero che ci possa essere una speranza sul fatto che una simile verità venga compresa dalle generazioni future.