Buonasera lettori!
In questo venerdì di quarantena (ricordatevi: #iorestoacasa!) vi porto un nuovo articolo dedicato al progetto letterario #RagazziTraLePagine, che da qualche mese mi vede coinvolto insieme ad altri sette bookblogger – prettamente sui nostri canali Instagram. Ogni mese, insieme, leggiamo un romanzo e ne parliamo con voi nelle nostre stories, nei nostri post e nelle nostre recensioni. Per il mese di Aprile 2020, è stata la casa editrice Voland ad aderire al nostro progetto, inviandoci una copia di uno dei loro ultimi romanzi editi, ossia Tre vivi, tre morti, di Ruska Jorjoliani, autrice nata in Georgia, ma che da anni vive stabilmente a Palermo. Il romanzo che abbiamo affrontato è la sua seconda opera inedita.

Il termine affrontato non è stato scelto a caso: la scrittura di Ruska Jorjoliani, infatti, ha messo davvero alla prova noi componenti del progetto #RagazziTraLePagine, spingendoci a confronti costanti e a interazioni non indifferenti anche con nuovi compagni di lettura che, in questo mese, hanno letto insieme a noi il testo.

Partiamo dal presupposto che questo romanzo narra le vicende di personaggi collegati tra loro, ma – al contempo – separati a livello spazio-temporale. La narrazione all’interno del romanzo, infatti, si snoda tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento e include le vicissitudini quotidiane ed emotive di personaggi che sono inseriti appieno nel contesto storico-culturale del loro tempo. Un tempo che non tiene conto dei consueti ritmi di vita, poiché si tratta di momenti storici scossi da enormi difficoltà e cambiamenti sociali.

Non poteva che essere autunno, il periodo più adatto a un simile lavoro, benché la cognizione del tempo sia il pedaggio che si paga per entrare nei sogni.

Le prime voci con le quali entriamo a contatto sono quelle dei due protagonisti: Aurora e Modesto, coppia sposata, coppia infelice. Infelice a tal punto che entrambi hanno deciso di ricercare una propria felicità, un personale appagamento affettivo e sessuale che sconfina il legame a due e sfocia nel bieco binario del tradimento. Mi pare superfluo soffermarmi su quanto ingiustificata e denso di codardia sia questa scelta, ma devo ammettere che questa indole poco onesta dei due personaggi principali non me li ha fatti amare e ha reso poco gestibile la mia personale insofferenza nei riguardi dei loro vaniloqui.

I nostri due eroi, ci propongono la loro visione della vita e delle priorità, conducendoci attraverso le loro visioni del mondo falsate da questo velo di ignavia che riesce a rendere tutto estremamente piatto, privo di un reale significato. La scala dei valori di Modesto e Aurora è capovolta e impossibilitata a ritrovare un giusto equilibrio a causa della mancanza di un effettivo dialogo – e, ancor prima, di una concreta onestà – tra i due membri della coppia (gli unici e i soli davvero in grado di ricostruire un nucleo frammentato – eventualità che può concretizzarsi solo se supportata da un’onesta volontà reciproca).

Era uno di quegli uomini che risultano più attraenti se visti da una certa distanza.

E proprio mantenendo un’iniziale distanza, la seconda parte del romanzo ci fa saltare all’indietro nella clessidra della storia, catapultandoci in tempo di Guerra, a cavallo tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Novecento. E, proprio in questo scenario bellico, nella polvere della trincea e tra la confusione dei bombardamenti, incontriamo un nuovo personaggio: Guerino, un giovane soldato. Costretto a scelte personali che lo porteranno a spostarsi e scoprire nuovi elementi sulla propria esistenza – in un contesto certamente non facile.

La sua filosofia di vita era dunque: scansare. Cosicché l’universo intero degli oggetti si divideva in due tipi: quelli che gli andavano, per così dire, incontro, prendendolo spesso alla sprovvista, e gli altri.

Così, al termine del romanzo, entriamo appieno nella terza – e ultima – parte della storia, che vede nuovamente Modesto e Aurora sulla scena, al photofinish delle loro esistenze, rese catatoniche e imbalsamate dallo schermo intermittente di un televisore, l’unica forma di vita (e questo è tutto dire!) in un contesto dove tutto sembra irrancidito.

Un romanzo non facile da digerire, sono onesto, e col quale ho faticato a entrare in connessione. Credo che, un po’ come accade anche nella quotidianità, vi siano delle complicità destinate a sorgere spontaneamente e delle diversità talmente incolmabili da apparire in tutta la loro discordanza sin dal primo incontro. Il mio primo incontro con Ruska Jorjoliani non è stato un legame felice; ciò non toglie che possa essere l’esatto opposto per moltissimi altri lettori.

DATI TECNICI:
Titolo: Tre vivi, tre morti
Autore: Ruska Jorjoliani
Editore: Voland
Collana: Amazzoni
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 5 marzo 2020
Pagine: 160 p., Brossura
ISBN: 9788862434041