Eccoci giunti al penultimo #WrapUp di questo 2020. Novembre, onestamente, è stato un mese davvero rapido… troppo rapido. Mi sono a fatica accorto di essere arrivato alla sua conclusione e, devo ammetterlo, sono ancora incredulo. E se questo 2020 ci ha dato pochissime certezze, per fortuna la certezza della compagnia dei libri è immutata: questo mese ne ho letti sei e ora ve ne parlo. Voi cosa avete letto di bello (o di brutto)?

1) La casa sul lago, di David James Poissant (NNEditore)

Un nucleo familiare si riunisce – pulsante e complicato – sulle sponde azzurre del lago dove sorge la casa delle radici, dell’infanzia, dei ricordi impolverati. Un luogo in cui il tempo sembra essersi cristallizzato, ma dove – al contempo – le urgenze dei singoli membri della famiglia Starling sembrano desiderose di insorgere e manifestarsi. Un romanzo umido, intriso di lacrime, di condensa, di sudore e di liquidi corporei. Un romanzo che conduce nei meandri del non-detto, degli spigoli da smussare, dei vizi da nascondere. Un viaggio letterario che, alla fine, riuscirà a redimerci, nella conclusione perfetta di un ciclo di vita straordinario nel suo essere divenuto ordinario.

Prossimamente potrete leggere la mia recensione completa sul portale InkBooks.

Voto: 5/5 stelline

 

 

2) La pagina bianca, di AA. VV. della scuola di BelleVille (ed. BelleVille)

Inchiostro nero e pagina bianca. Idea artistica e concretizzazione materica. Tempo della creazione, del pensiero e tempo della stesura, dell’attesa. Il connubio scrittore e penna, il muro bianco che fugge dalle righe di china, il misterioso e affascinante percorso che conduce un autore alla realizzazione di un progetto letterario sono al centro di questa antologia di racconti brevi, opera miscellanea sorta dalle idee di alcuni degli autori della scuola di scrittura Belleville. Un quadro vario e sfaccettato – sia a livello di trame sia a livello di background letterario – che consente ai lettori de La pagina bianca di identificarsi nell’uno o nell’altro autore, sentendosi più o meno in comunione con le visioni e le sillabe. Centrale e vivo è il rapporto – quasi un legame sentimentale, l’inizio di una conquista d’amore, il mantenimento degli equilibri necessari a non affossare una coppia già avviata – che lo scrittore crea e stabilisce con l’alfabeto prima ancora che l’idea si tramuti in storia, in quella che non smette di sembrare – da sempre – una sorta di sfida all’ultimo punto tra l’umano e la pergamena.

Potete leggere la mia recensione completa su InkBooks cliccando qui.

Voto: 3/5 stelline

3) Memorie della foresta, di Damir Karakaš (Bottega Errante edizioni)

Possono la foresta e i suoi più celati abitanti – un orso, per esempio? – essere metafora e immagine via via più nitida dell’avanzare della malattia cardiaca di un giovane ragazzino croato? Memorie della foresta romanzo di Damir Karakaš edito da BEE (Bottega Errante Edizioni) sembra proprio volercene dimostrare la fattibilità. Presentandoci la condizione familiare (e sociale) di un nucleo patriarcale inserito in un contesto rurale della Croazia degli anni Settanta, l’autore pone sulle proprie pagine le difficoltà, l’aridità e la ricerca identitaria – nel senso più ampio del termine. I personaggi di Memorie della foresta, infatti, sembrano alla costante rincorsa di qualcosa (sia esso un ruolo sociale, un avanzamento economico, un riconoscimento affettivo) che possa definirli in un mondo che sembra orientato all’omologazione, allo smarrimento identitario, all’azzeramento di ogni forma di buon cuore.

Prossimamente potrete leggere la mia recensione completa sul portale InkBooks.

Voto: 2/5 stelline

4) Nero in laguna, di Andrea Mantelli (La Torre dei Venti edizioni)

Venezia è il palcoscenico della narrazione di Andrea Mantelli che grazie a Nero in laguna – raccolta di racconti di breve e media lunghezza editi da La Torre dei Venti – ci conduce nella sua personalissima visione della città italiana, delle sue calle, dei suoi ponti e della sua grigia umidità. Ed è proprio in questo sentore acquoso che il lettore si immerge nell’affrontare la conoscenza di questi otto racconti dotti – così mi piace definirli. Andrea Mantelli, infatti, ci fa salire su un’altalena temporale preparandoci sin dalle prime pagine di questa antologia intellettuale e noir all’incontro con la commistione costante e ben equilibrata tra leggenda, storia e Fantasia.

Prossimamente potrete leggere la mia recensione completa sul portale InkBooks.

Voto: 3/5 stelline

 

 

5) Shirley, di Charlotte Brontë (Fazi editore)

Shirley è l’ultimo romanzo compiuto di Charlotte Brontë che mi mancava. Ho aspettato anni per leggerlo, coscientemente, proprio perché sapevo che, una volta concluso, mi sarebbero rimasti – solo, ma per fortuna ci sono! – alcuni racconti sparsi e le sue lettere.
Shirley e Caroline sono state la mia compagnia per una decina di serate e insieme a loro ho vissuto il lato più combattivo e “contro” dell’autrice di Jane Eyre (se vi aspettate di ritrovare tra queste pagine le atmosfere del più noto romanzo di Charlotte, preparatevi al contrario!): Shirley è, infatti, a tutti gli effetti un romanzo sociale, un denso romanzo di costume e società (altro che il vanesio tentativo di Thackeray con la sua scialba Fiera di vanità), una critica efferata dell’autrice nei confronti delle istituzioni, della politica, della religione e delle costrizioni dell’Inghilterra di inizio Ottocento. Ritratto di una donna forte, agiata e premiata dalla sua tenacia, dal suo “amor proprio”, della sua testardaggine; al contempo, ritratto dello spaccato di una società sessista, in piena industrializzazione, stravolta dai cambiamenti che si sarebbero in seguito riversati lungo tutto il secolo appena sorto.
Lo consiglio? Certo!
Ma, per affrontare al meglio Shirley e poterlo apprezzare, è necessario entrare nell’ottica di ciò che la sua autrice intendeva raccontare tra le righe, nelle ombre dei suoi personaggi, per mezzo della sua voce – ancora una volta – potente e preziosa.

Voto: 4/5 stelline

6) Autobiografia della neve, di Daniele Zovi (UTET)

Vi siete mai chiesti di che colore sia davvero la neve? Sapete quante forme i suoi cristalli possono assumere? Siete a conoscenza che il ghiaccio possiede una propria memoria storica? Tutte queste curiosità – e molte altre ancora – fanno parte di Autobiografia della neve, un testo scritto da Daniele Zovi e pubblicato da UTET in una preziosa edizione illustrata (contenente, per l’appunto, anche una serie di suggestivi scatti fotografici che rendono questo volume un testo pregiato). L’autore unisce e miscela le curiosità tecnico-scientifiche a elementi della propria biografia, aneddoti della sua giovinezza e della sua maturità, esperienze vissute in prima persona a stretto contatto con l’elemento naturale, da sempre, più affascinante di tutti: la neve.

Prossimamente potrete leggere la mia recensione completa sul portale InkBooks.

Voto: 2/5 stelline

 

 

Un mese certamente variegato, che mi ha permesso di spaziare sia a livello di nazionalità degli autori sia a livello di genere letterario vero e proprio. Sono curioso di scoprire cosa avrà in serbo per me e le mie serate di lettura l’ultimo mese di questo indimenticabile 2020… voi che prospettive avete?
Alla prossima!