Buonasera lettori!
Anche il mese di Agosto ci sta per salutare. Mi sembra ieri di aver scritto il #WrapUp di Luglio 2019 e, invece, un altro mese è letteralmente volato. Purtroppo, a differenza dei mesi passati, questi ultimi trenta giorni non sono stati ricchi di letture concluse (a mia discolpa, tuttavia, posso portare le due letture condivise che ho al momento all’attivo; si tratta de La fiera delle vanità, che sto leggendo insieme a Roberta di InkBooks e di Emma, che sto rileggendo nella cornice del Gruppo di Lettura “Un té fra i libri” aperto insieme a Jane Rose Caruso). Con queste dovute premesse, vado a parlarvi brevemente dei due romanzi terminati in questo mese:

1) Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Luis Sepùlveda (ed. Guanda)

Sebbene fossi più che certo di non aver mai letto questo romanzo in vita mia, ho avuto – per tutta la durata della lettura dello stesso – la sensazione di essere già a conoscenza dell’esistenza dei personaggi, dei dialoghi, di alcune situazioni descritte tra le pagine. Si è trattato di una sensazione alquanto strana, sebbene distante dall’essere piacevole. Purtroppo Il vecchio che leggeva romanzi d’amore conferma ancora una volta – e definitivamente – il mio pessimo rapporto con questo autore. Le storie di Sepùlveda non riescono a catturarmi, coinvolgermi, emozionarmi (un po’ quello che mi succede quando legg(ev)o un romanzo di Neil Gaiman); la sua scrittura mi è superflua, andrò terribilmente controcorrente, ma non posso farci nulla. Mi dispiace, Luis, ma il nostro rapporto non può proseguire… siamo troppo diversi!

Voto: 1/5 stelline

2) La storia di una bottega di Amy Levy (ed. Jo March)

Dopo anni di desiderosa attesa, finalmente è giunto il momento di affrontare la lettura di questo classico dimenticato, tradotto e riscoperto dalla casa editrice Jo March (le cui pubblicazioni sono preziosi gioiellini nel panorama editoriale italiano). La storia di una bottega ci presenta le vicissitudini e le quotidianità di quattro sorelle (in verità, tre sorelle e una sorellastra – che non ha, però, nulla a che vedere con Anastasia o Genoveffa!) che si trovano ad essere le uniche proprietarie di una bottega di fotografia, attività ereditata a seguito di una morte che apre il sipario di questa storia. Evidenti sono le intenzioni dell’autrice di portare ai lettori del suo tempo – il romanzo è datato 1888 – un romanzo di riscatto sociale ed emancipazione femminile, sebbene il finale della storia sembri abbandonare questa direzione in favore di un happy end meno “moderno”. I punti di contatto con un altro, famoso romanzo – pubblicato in America esattamente vent’anni prima, nel 1868 – saltano immediatamente all’occhio: faccio riferimento a Piccole donne, di Louisa May Alcott, e alle vicende della quattro sorelle March raccontate in questo primo volume della tetralogia. Una lettura gradevole, scorrevole e con picchi di vivo interesse, soprattutto quando sono le riflessioni delle protagoniste (e, quindi, dell’autrice) ad avere spazio tra le pagine.

Voto: 3/5 stelline

Ebbene, cari lettori, siamo giunti al termine di questo #WrapUp estivo e striminzito.
E voi, cosa avete letto sotto l’ombrellone o tra i boschi delle montagne?

Alla prossima.