Come ben saprete se mi seguite da un po’ di tempo, lo scorso anno ho iniziato un meraviglioso viaggio all’interno di una terra di fantasia che mi ha rubato il cuore: Avonlea. Scenario immaginifico creato e popolato dalla penna di Lucy Maud Montgomery, questo verdeggiante villaggio fa da sfondo alle vicende di Anne Shirley, protagonista della cosiddetta Saga di Anne.

Come molti sapranno, in Italia sta avvenendo una pregevole opera di traduzione e commento di tutti i volumi che compongono la Saga di Anne grazie alla sinergia tra la casa editrice Lettere Animate e Enrico de Luca, che sta curando ogni volume con passione. Al momento, possiamo tuffarci nei primi volumi: Anne di Tetti Verdi (clicca qui per leggere la mia recensione), Anne di Avonlea (clicca qui per leggere la mia recensione) e, per l’appunto, l’ultimo arrivato: Cronache di Avonlea.

Questo terzo volume si discosta dai precedenti – in prima istanza – perché si tratta di un’antologia di racconti brevi e medio-lunghi, non di un romanzo. Lucy Maud Montgomery, infatti, porta sulla scena Avonlea e i suoi dintorni e mette a contatto i lettori con personaggi, per così dire, “corollari” alla trama principale della Saga di Anne. Tra le pagine di Cronache di Avonlea, infatti, ritroviamo personaggi che sono apparsi nei primi due romanzi (come il Reverendo Allan e sua moglie) e attori del tutto inediti, dei quali scopriamo l’esistenza per la prima volta.

In questo senso, Cronache di Avonlea appare al lettore come una sorta di interludio, un passaggio tra un momento della storia e un’altro (nella fattispecie, Anne dell’Isola, il quarto volume della Saga, che deve ancora arrivare nelle nostre librerie), un’occasione per osservare e entrare ancor più nel profondo del cuore della trama, scoprendo angolazioni inesplorate e nuovi caratteri coi quali emozionarci (impossibile, infatti, non provare empatia – ad esempio – con la vecchia Lady Lloyd o con la dolce zia Olivia).

Il secondo tratto che rende particolare Cronache di Avonlea è la marginalità del personaggio di Anne Shirley. Eravamo tutti più che abituati alla sua presenza esuberante, alla sua fantasia coinvolgente e ai suoi slanci emotivi davvero simpatici e risulta, di conseguenza, impossibile non notare il ruolo di contorno che l’autrice ha affidato alla sua eroina in questo volume. Una scelta senza dubbio consapevole e necessaria per consentire ai nuovi personaggi di costruirsi un proprio spazio tra l’inchiostro per lo svolgimento delle loro storie. Ad ogni modo, non temete, Anne farà capolino anche in questa antologia, con qualche cammeo che farà senz’altro sorridere tutti i suoi ammiratori.

Dodici racconti intrisi di buoni sentimenti, altruismo, ottimismo e di quella carezzevole sensazione di conforto che abbiamo lasciato in chiusura di Anne di Avonlea e che, ne sono certo, ritroveremo a braccia spalancate, pronta a prenderci nuovamente sotto braccio, in apertura del prossimo episodio della Saga di Anne.

Aveva imparato il raro segreto di cogliere la felicità quando la si trova… per cui non serve segnarsi il posto e tornare da essa in un periodo più conveniente, perché allora non sarà più lì. Ed è molto facile essere felici se si sa, come sapeva nel profondo il Vecchio Shaw, come trovare piacere nelle piccole cose.